Vediamo come è preparato il PAI nel dettaglio
Il PAI, Piano Assistenziale Individualizzato, è uno strumento introdotto nel sistema sanitario negli anni novanta e regolamenta specificamente alcuni ambiti di lavoro delle RSA.
L'attuale normativa nazionale lo indica come uno dei requisiti minimi organizzativi delle RSA e i pazienti per i quali viene redatto sono generalmente anziani con diversi gradi di autosufficienza o comunque adulti con disabilità, malattie croniche o patologie degenerative.
Questo documento viene redatto e sviluppato nel tempo dall'equipe medica e paramedica sin dal primo ingresso del paziente nella struttura e mira a raccogliere e descriverne in un'ottica multidisciplinare le informazioni specifiche riguardanti tutti gli aspetti della sua vita quotidiana.
Quando il paziente non è in grado, per questioni legate alla perdita di capacità cognitive o per mancanza di capacità di autodeterminazione, di esercitare un ruolo attivo nella redazione del proprio PAI, diventa fondamentale il contributo e la partecipazione dei parenti e di eventuali caregivers.
Lo scopo del PAI è infatti l'individuazione e la formulazione del miglior percorso di cura quotidiana praticabile e per poter favorire la migliore condizione di salute possibile per il paziente è necessario che l'equipe abbia le informazioni chiave su cui poter lavorare.
In questo documento saranno quindi riportati tanto gli elementi di valutazione clinica e assistenziale quanto valutazioni invece di tipo sociologico, linguistico e comunicativo.
Il PAI, sia nel caso di ricovero in una Residenza Sanitaria Assistenziale sia per l'Assistenza Domiciliare Integrata, vuole in sostanza essere il risultato del coordinamento di tutte le professionalità che avranno cura del paziente e del suo percorso di cura.
Come funziona il Piano Assistenziale Individualizzato
Dal momento di ingresso nella RSA, il paziente sarà sottoposto ad un periodo di osservazione generalmente di tre settimane durante le quali, dallo studio delle sue abitudini quotidiane, verranno valutati i suoi bisogni.
L'insieme dei bisogni rilevati verrà quindi suddiviso in tre macro-aree che identificheranno anche il team preposto alla loro soddisfazione.
Possiamo quindi distinguere queste tre aree in:
- Area clinico-assistenziale: personale medico, infermieristico e OSS
- Area riabilitativa: tecnici della riabilitazione psicomotoria, fisioterapisti, educatori
- Area sociale: assistenti sociali, OSS, animatori
Dal momento dell'ingresso nella struttura quindi tutti gli operatori che vengono in contatto con l'ospite provvedono alla raccolta di dati su apposite schede di osservazione con un riguardo particolare:
- Alla cura della persona
- Alla attività della vita quotidiana
- Alle abitudini alimentari
- Ai comportamenti e all'umore
- Al rapporto con gli altri ospiti, i familiari e gli operatori
- Alle aspettative ai timori associati alla degenza
Entrando più nel dettaglio il PAI comprende:
- La valutazione degli aspetti clinici e sanitari operata dai Medici di Medicina Generale
- La valutazione assistenziale operata dagli Infermieri, gli OSS (operatori socio sanitari) o dai Responsabili delle Attività Assistenziali (RAA) che quotidianamente accudiscono il paziente
- La valutazione delle esigenze fisioterapiche e riabilitative operata dal fisioterapista
- La valutazione degli aspetti sociali, interattivi e di relazione operata dall'Assistente Sociale, dall'Educatore o dallo Psicologo
- La valutazione delle capacità verbali e di eventuali problemi di disfagia operata dal Logopedista
- Una fase integrativa con il contributo di familiari e caregivers
In base al tipo di dati raccolti verrà quindi formulato un piano terapeutico definendo gli obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Il PAI ha una durata prestabilita da uno a dodici mesi e viene sottoposto a verifiche periodiche durante le quali viene stilata una valutazione sull'efficacia del piano stesso.
Come cambia il PAI con l’andamento della salute del paziente
Qualora vada a buon fine, il progetto può ritenersi concluso, qualora invece persistano le condizioni di disagio o addirittura si assista ad una sua esacerbazione, viene redatto un nuovo PAI che tenga conto della storia passata del paziente e delle sue nuove condizioni di salute.
L'organizzazione deve riuscire a discutere e valutare il PAI almeno ogni sei mesi qualora le condizioni dell'assistito siano stabili ed ogniqualvolta una criticità richieda una modifica delle routine assistenziali precedenti.
Obiettivi del PAI
L'intento principale del PAI è quindi quello di personalizzare nella maniera più efficace possibile l'intervento terapeutico trovando un percorso specifico per ogni singolo paziente, in maniera diametralmente opposta alle classiche cure generiche e generalizzate. Allo stesso modo si cerca di passare da un tipo di organizzazione del lavoro che semplicemente affida agli operatori l'esecuzione di determinati compiti, ad una in cui tutti coloro che operano all'interno dell'organizzazione vengono responsabilizzati in vista di obiettivi tangibili.
L'equipe lavorando per conoscere la storia, le necessità attuali e le aspettative del paziente, potrà predisporre gli interventi necessari alla soddisfazione dei suoi bisogni e al rafforzamento ed incoraggiamento delle potenzialità residue.
Per concludere
Come abbiamo visto, il PAI riassume quindi sia la pianificazione assistenziale e terapeutica, sia gli obiettivi di promozione di un determinato stato di salute che l'assistito dovrà raggiungere in un determinato tempo.
In questo senso non è da considerarsi, come spesso avviene, uno strumento di sintesi ma dovrebbe costituire un documento dinamico capace di aderire ed adattarsi alle variazioni delle condizioni del paziente. Al cuore del PAI infatti ci dovrebbe essere sempre l'assistito e il mondo dei suoi bisogni e solo attraverso la sua estrema personalizzazione potremo raggiungere la migliore assistenza possibile.
Questa non è purtroppo l'unica criticità di questo strumento. Secondo alcuni osservatori infatti la stringente burocrazia che ne regola il funzionamento, ha privato il PAI del suo potenziale clinico: gravando l'équipe di un ulteriore notevole sforzo in termini di modulistica, si rischia che a rimetterci sia proprio il paziente, che quella stessa legge avrebbe invece voluto garantire.